Il crepuscolo -pensai allora- è solo un'illusione, perché il sole è sempre così sopra o sotto la linea dell'orizzonte. Ciò significa che il giorno e la notte sono legati come poche altre cose al mondo, non possono esistere l'uno senza l'altro e tuttavia non possono esistere insieme. Come ci si può sentire, pensai, quando si è sempre uniti e sempre divisi?

mercoledì 21 novembre 2012

Voglia di scrivere...

Ebbene sì, oggi mi son svegliata con quella "maledetta" voglia, la voglia di mettere nero su bianco le mie emozioni, le mie sensazioni, i miei pensieri, di trasporre in maniera tangibile ciò che mi attraversa la mente e mi sfiora il cuore. In realtà mi succede spesso, è sempre stata una mia caratteristica. Ultimamente mi violento psicologicamente per reprimere questo desiderio incessante di mettere a nudo me stessa rigurgitando su "carta" i miei istinti, i miei impulsi, le mie passioni. Non lo faccio con il desiderio d'avere interlocutori, ma scrivo perché il bisogno di dare una cornice alla tela della mia esistenza è una necessità incontrollabile, come se il veder sviluppare la pellicola della mia vita in un supporto materiale, possa imprimere ancor più ciò che si sviscera da me stessa, dandogli una connotazione semmai più reale.
Ma si possono scrivere le urla? No, non credo, così come non si possono descrivere in maniera evocativa alcuni trambusti dell'anima, e quella voglia irrefrenabile che stento a tenere confinata in un angolo angusto e buio del mio essere. Quella voglia di trovare un contatto, di squarciare un muro, di creare un ponte laddove per una tardiva evoluzione della tettonica a zolle si è creato un baratro che credo essere irrecuperabile.
E allora, nonostante il mio piccolo cuore mi urli di provare a saltare, mi nascondo nella mia piccola nicchia, e resto al margine, consapevole della mia frustrazione, ma anche conscia che alcune distanze non si potranno mai più riaccorciare. E nessuna delle mie parole sarebbe utile affinché ciò avvenga. Sarebbero parole spese invano, e per questo ultimamente tendo a lesinarle. Esplodono solamente quando non riesco più a contenerle.

Lascio il mio ringraziamento qui a Stella e Calliope, sempre presenti, malgrado la mia prolungata assenza. Vi volevo dire che ogni tanto passo a trovarvi, anche se in maniera anonima, e che la vostra schiettezza e spontaneità è un toccasana per il cuore.

Un abbraccio agli altri viandanti che dovessero o volessero passare di qui. Un the caldo, in questo principio d'inverno, un caminetto scoppiettante e aroma di cannella, spero che possano rendere questo mio modestissimo spazio, il più accogliente possibile. Un pensiero.

giovedì 20 settembre 2012

Ho imparato, ma non imparerò mai abbastanza...

Ho imparato che è inutile lasciare le chiavi di casa sotto lo zerbino, se qualcuno non avrà mai intenzione di usarle.
Ho imparato che non serve a nulla la finestra socchiusa se il vento non porterà i profumi e i sapori che desideri.
Ho imparato che i muri esistono, che qualcuno li edifica così forti e invalicabili, che qualsiasi tentativo di oltrepassarli sarebbe inutile.
Ho imparato che far parlare il cuore, spesso è deleterio, perché ci sono orecchie che ascoltano solo la voce della ragione.
Ho imparato che alcune ragioni sono create a dovere per prevaricare le ragioni degli altri.
Ho imparato che chi nasce tondo non potrà mai morire quadrato.
Ho imparato che le scuse sono spesso pezzi di puzzle incastrati al bisogno per comporre il quadro.
Ho imparato sulla mia pelle, diafana e sterile, che chi è venuto al mondo per ferire, imparerà presto a uccidere.
Ho imparato che chi abbaia non morde, e chi morde saprà azzannare sempre con maggior forza.
Ho imparato che fidarmi del prossimo è sbagliato, che dietro l'apparenza si nasconde sempre qualche pecca, e che l'apparenza inganna.
Ho imparato che gli inganni sono all'ordine del giorno, e che non sono stata l'unica a essere ingannata, né che sarò l'ultima.
Ho imparato che dovrei imparare a dimenticare, a fregarmente, a ricominciare, a non provare apprensione, a non dovermi chiedere ogni istante della mia vita se la vita di chi ho a cuore va avanti serenamente, se qualcuno mi pensa, o vive nella mia stessa angoscia...Se l'ultimo e il primo pensiero della giornata coincidono. Se ogni battito di cuore sussurra gli stessi incanti...Ho imparato, ma non imparerò mai abbastanza, che quel che provo, lo provo solo io.

mercoledì 15 agosto 2012

Lontano...

Lontano è un termine che mette i brividi e ingrandisce i fantasmi della solitudine totale ... ma è anche un sogno fatto di coraggio, di obiettivi da toccare, di vento che cancella, di musica silente. Il mio lontano forse non sarà il tuo lontano, o forse si sfioreranno solo alla fine, dopo un secolo di strada ... Partiremo certo entrambi dalla linea di mezzeria compresa tra le nostre impronte e il futuro, senza mai voltarci cercheremo e ricercheremo, magari perdendo ciò che abbiamo trovato ... o ritrovando ciò che avevamo perso ... Andiamo ora ? Un leggero profumo ci porterà lontano ... lontano, oltre quanto si possa immaginare ... Il momento più difficile di un viaggio, come ha detto qualcuno, è quando oltrepassi il cancello della tua casa ...

lunedì 30 luglio 2012

Perplessità...

Sì, davvero, resto perplessa davanti al comportamento di determinate persone. Non mi reputo una persona che conduce una vita "normale". Anzi, spesso esco dai canoni, dal così detto seminato, e vivo una vita che è solo mia. Ma ciò non toglie, che spesso, sono costretta a sorprendermi davanti agli atteggiamenti di determinate persone. Forse non ho la capacità di scandagliare il loro intimo, per quanto mi reputi in grado di farlo, anche con persone che di solito conosco in maniera molto marginale. Tempo fa, proprio in questo sito, parlavo di un'amicizia incrinata, da ragioni che sinceramente non condivido. Sono convinta di non avere colpe in tal senso, convinta di aver sempre contribuito ad alimentarla, anche se io stessa per prima ho avuto qualche dubbio. Ma ho sempre glissato, cercando di dare comunque una motivazione a determinate cose. Poi, improvvisamente, e sinceramente anche inaspettatamente, son stata tacciata d'arrivismo. Per me è la peggior offesa che possano infliggermi, perché quando decido di allacciare una relazione con qualcuno, è perché son certa che comunque ci siano dei punti in comune, che ci siano i presupposti affinché determinati argomenti possano legarci, perché son convinta che la pelle non menta, e se a pelle sento affinità, difficilmente mi tiro indietro.
Ora non riesco neanche più a seguire il discorso, tanto è il mio risentimento, e il dolore che alcuni atteggiamenti mi provocano. Nessuno, e dico nessuno, può avere la presunzione di giudicarmi in materia d'amicizia, do e ho sempre dato più di quanto ho mai ricevuto. E invece! Bum! Arrivano le critiche e l'incapacità di comprendere che il percorso della vita, in alcuni momenti è tempestato da milioni di problemi e pensieri, e che non si può  essere sempre al centro della vita delle persone. E che alcune persone non sono il perno della tua vita.
Be' dopo questo preambolo, che forse ho compreso solo io, mi chiedo perché, se qualcuno ha deciso di cancellarti dalla sua vita, improvvisamente vi si riaffaccia con uno "smile"? E' possibile che non ci si renda conto dell'atteggiamento offensivo nei confronti di qualcuno che in un determinato momento della propria vita, è stato costretto a pensare a se stesso, assorbito completamente dai suoi problemi, tanto da mettere un muro con il mondo circostante? Possibile che chi sostiene di esserti amico, non capisca che comunque il muro eretto, se di muro in realtà si vuol parlare, si è costruito, mattone su mattone, esclusivamente perché non era possibile fare altrimenti? E se una persona ti comprende veramente, è mai possibile che non si sia resa conto che alcune dinamiche della tua vita, siano completamente diverse da quelle della sua, e che abbia valutato solamente l'apparenza? Io non so più cosa pensare, né come comportarmi. Il mio affetto per "te", mi dice di assecondare quello "smile"...ma di contro, la mia razionalità mi impone di restare comunque a distanza. Sono rimasta ferita, lo giuro, perché al di là del mio essere stata scontante, ho creduto in noi, ho creduto in quel legame che si era instaurato, al di là delle motivazioni per le quali si era venuto a creare. E tu, invece, a quanto pare, sei stata prevenuta....Chissà se il "va' dove ti porta il cuore" è una soluzione giusta. Comincio a dubitarne.

lunedì 9 luglio 2012

Inviti superflui

Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo per le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spianavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, nè battesti mai alla porta del castello deserto, nè camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, nè ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremmo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade nascono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ora vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremmo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poichè le anime si parlano senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - non mi dicesti cose insensate, stupide e care. Nè puoi quindi amare quelle domeniche che io dico, nè l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, nè riconosci all'ora giusta l'incantesimo della città, nè le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient'altro.

Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telefono quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello!" Niente altro diresti perchè noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come fossero nate allora.

Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccuoata a esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano. Perchè purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici.

Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colma di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando sopra di sè una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, nè dei presentimenti che passano, nè ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Nè udresti quella specie di musica, nè capiresti perchè la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade sugli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E' inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, nè guarderò le nubi, nè darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu - adesso che ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili da valicare, tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco perchè ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

Dino Buzzati
 

mercoledì 13 giugno 2012

Volevo solo che quel bacio non finisse più.. volevo solo potesse bastare.. volevo solo non pensare solo baciare le sue labbra.. volevo solo quello.. non guardarsi negli occhi non parlarsi non lasciare spazio tra i nostri respiri per la realtà.. volevo solo che quel bacio non finisse o avremmo pensato a un milione di motivi per non baciarci più..

http://www.youtube.com/watch?v=xdVJotF259Y

venerdì 18 maggio 2012

Oggi è una di quelle giornate in cuo mi sento estremamente fragile, una di quelle giornate in cui la malinconia divampa nei miei pensieri e si annida nelle mie ore. Non posso farne a meno, sarà il cielo grigio che incombe sopra la mia testa a rendermi estremamente fragile.

mercoledì 14 marzo 2012

Vorrei scriverti una lunga lettera ...

...che ti tenesse compagnia per molti giorni, una lettera da chiudere e riaprire come un carillon e che continuasse a suonare a lungo. E ogni volta in un modo diverso.
Ci saranno dentro i giorni e le notti che abbiamo passato insieme, tutti i posti in cui siamo stati, le emozioni che ho sentito. Come se ti stessi parlando, ma senza dirti niente di preciso. Non ho paura che tu possa perdertici dentro. Voglio ricordare. E aiutare te ad entrare dentro i miei ricordi perché diventino anche tuoi. Perché tu possa avvolgerteli attorno e scaldarti al loro fuoco.
[…]
Nemmeno una parola.
Sto in silenzio. Assomiglia ad una preghiera, ma dentro le parole continuano a combattere, a confondersi, ad accavallarsi. Oggi pomeriggio, alle tre in punto, ho guardato il cielo sopra la mia testa. Il tuo aereo era lì. È stato lì per qualche secondo, poi è sparito dentro l’azzurro limpido. È rimasto soltanto l’azzurro. Sono rimaste solo le parole che non ti ho detto. Cielo e parole che continuano a stare sopra di me, a muoversi solidi, a fare rumore. Tutte le cose che non ti ho detto, e quelle che tu non hai detto a me. Un peso che mi schiaccia come un macigno trasportato sulla schiena.
Guardo fuori dalla finestra e vedo linee blu e bianche oltre il vetro. Riesco a ricordare solo inquadrature, frammenti di sogni, come spezzoni di film e vecchi superotto restaurati e incollati assieme senza alcun nesso. Sarà che quando si è soli, i pensieri si sentono liberi di assalirti, di costringerti a pensarli anche quando non ne avresti voglia. Corrono tutti assieme, ti si buttano contro, cercano di scavalcarti.
[…]
Silenzio. Scrivere senza parole. Dipende dalla sintassi forse. Fare in modo che le parole assumano ruoli differenti, che si incastrino con una forza nuova. Ci hai mai pensato? Le persone con cui si riesce a stare in silenzio sono poche. La gente pensa che stare insieme voglia dire parlare e così le parole diventano panico, imbarazzo, i vuoti sono momenti da riempire. Stare in silenzio invece è pienezza, è condividere l’essenziale. La felicità è inspiegabile, è come un’acqua calma che sale dentro, muovendosi lenta, con un ritmo simile al battito del cuore. Ho sentito qualcosa di simile a questo, insieme a te.
Ho scritto molte lettere. Le ho scritte in tempi diversi, in lingue diverse, ho comprato francobolli di tutte le pezzature. Ho scritto a mano, a macchina, col computer. Questa volta vorrei provare a scrivere col silenzio.
[…]
Oggi i miei occhi alternano pieni e vuoti. Pieni e vuoti come tutti gli spazi aperti del mio corpo adesso che non sei qui. Sono stata così: riempita. Di te. La testa invasa da immagini che ti riguardano. E c’è un intero universo di parole che non conosco, riguardo a te. Ogni contatto tra pelle e pelle, tra lingua e pensieri, ha bisogno di una nuova traduzione secondo regole che ancora non conosco. Le cerco come nelle fiabe si cercano tracce della principessa scomparsa. Saranno forse briciole di pane che brillano alla luce della luna. Una scarpa di cristallo, oppure un capello confuso nella polvere. Cerco la chiave che possa aprire lo scrigno magico. Forse è una parola. O un soffio silenzioso.
[…]
Continuo a scrivere. Il pomeriggio è di gomma. Si scioglie sotto le ultime onde di sole. Cola sulla testa delle case, sui rami degli alberi, su tutte le cose. È azzurro e arancio e scurisce in fretta.
C’è un deserto nelle tue parole, a volte, che non sono capace di attraversare. Dici di essere tranquillo con la voce di chi ha smesso di farsi domande. Sei stanco. Ma io ti ho conosciuto vitale, dirompente, appassionato, lirico, devastante, devastato, bastardo e vivo. Ti volevo così e forse non eri tu. Eppure, ora che sei lontano, ormai inafferrabile, tutto dentro un’altra vita, continuo a pensare che sei tu l’uomo che avrei voluto, ancora simile a quello che vorrei, nonostante tutto. Resta amarezza, perché tu sei amaro. Però il tuo corpo canta: niente dolcezza, solo corpo.
[…]
Ci tornerai mai, qui? Dentro questa casa, in queste stanze vuote? Io non lo so. Continuo a scrivere lettere, ad accumulare frasi. Pesano, sai? E mi confondono. La luce si inclina sul tavolo, la tazza di tè fuma accanto al mio avambraccio. Pomeriggi interi con la mano stretta attorno alla penna o con le dita che battono incerte sulla tastiera. Attorno a me fogli di carta con frasi appuntate e poi riscritte sullo schermo freddo per farle diventare vere. E i ricordi, che come ospiti attesi arrivano e bussano alla porta prima di rivelarsi.
Ricordi.
[…]
La notte affonda nel nero. Fuori dai vetri non riesco più a distinguere nulla. Anche i lampioni si sono spenti. È la seconda metà della notte, quella più cupa, quella che mi fa paura. È adesso che tutti i ricordi si fanno più aguzzi. È adesso che sento la stanchezza salire nelle mani e nelle frasi che scrivo. La mia lettera invecchia di colpo, la voce si fa sottile, appena un sussurro spaventato. Resuscito giorni e notti, posti e cose. Mi sento un’apprendista. Piccola maga che cerca di far combaciare voce e tempo e sospetta che questo sia davvero pericoloso, ma continua a farlo. Non cede alla paura e nemmeno al sonno.
Voglio dirti tutto. Pensare tutto e scriverlo. Dirti tutte le cose che ancora non ti ho detto, farle suonare e prolungare quel suono stentato e storto, piegarlo a una specie di musica.
Voglio dirti tutto.
Il tuo viso, le tue mani, la voce e le cose che hai lasciato si accumulano su di me, mi vestono. E a seconda della stagione, a seconda dello sguardo, i vestiti cambiano e i tuoi fragili doni si trasformano in abiti regali da principessa delle fiabe, oppure in stracci logori da barbone.
Le parole non raggiungono il nucleo caldo. Le parole si sfaldano sotto le dita, sono unghie fragili, da limare e lucidare.
Mi manca il tempo. Questa notte sta per finire e il sonno vuole afferrarmi. Se fossi ancora capace, come lo ero da bambina, di far cantare il silenzio, ora potrei chiudere gli occhi, sollevare appena le dita nell’aria e far muovere gli oggetti. Se fossi ancora capace.
L’architettura minima di questa lettera si sta dissolvendo, lo vedi.
Cade a pezzi, si ingarbuglia. O forse, le parole scritte, come gli eventi e le persone, si condensano attorno ad un nucleo secondo una configurazione impossibile da pianificare.
C’è silenzio nella mia stanza. Quel tipo di silenzio che puoi sentire soltanto di notte. Le foglie delle betulle che frusciano sembrano monete che qualcuno scuote dentro la mano chiusa.
Ho scritto tutto il giorno e tutta la notte. Mi ha preso tempo, questa lettera. Sembra che il mondo sia scomparso. In casa non c’è nessuno. Sto qui e sento tutta la distanza.
Ho trovato un tuo messaggio sulla mia agenda. Un foglietto sottile scritto a matita. Poi ne ho trovati altri. Erano scritti a penna, con l’inchiostro colorato oppure nero; altri ancora, erano scritti in gesti che non si possono leggere su carta, gesti che ricordo soltanto io.
Grazie.
Anche per tutta la tristezza che mi hai messo dentro.
Era passato troppo tempo dall’ultima volta che qualcuno mi aveva toccato così forte.
Mi sento come se mi stessi dissolvendo.
In silenzio.


Simona Vinci "Lettera col silenzio" (In tutti i sensi come l’amore)

lunedì 5 marzo 2012

Chissà....

Chissà perchè amiamo sempre chi non lo merita, quasi che questo fosse l'unico modo per ristabilire l'equilibrio perduto del mondo. E' la più antica forma di masochismo, quella di amare chi non sa amare, e la più stupida.
Oriana Fallaci, Un uomo.


E non ho intenzione di parlare solo d'amore tra uomo e donna, ma di qualsiasi affetto che implichi un coinvolgimento sentimentale, che può spaziare dall'amicizia che dura da anni, a quella appena nata, dai coinvolgimenti emotivi che nascono nella nostra realtà a quelli che nascono nel virtuale.
Perché alcune persone si fidano ciecamente di ciò che suggerisce loro il cuore, impegnano anima e corpo in determinate relazioni, senza comprendere che chi è al di là della "barricata" non sempre ha la stessa profondità di sentimenti?
Perché se esiste un vero legame, al di là del modo in cui è nato, si è instaurato, ha continuato ad esistere e si è modificato nel tempo, per una qualsiasi causa...se esiste veramente un legame SINCERO e univoco, si ha voglia di tutelarlo, di difenderlo, e qualora si abbia necessità di un chiarimento per una qualsiasi causa, il chiarimento si chiede.
Io, porto avanti così le mie relazioni. Se credo nell'amicizia, ci credo ciecamente e qualora dovessi avere qualche dubbio, non mi faccio un'idea mia, ma chiedo spiegazioni, e ascolto quelle che mi vengono date.
Purtroppo invece, vedo che tutt'intorno a me esistono persone che hanno la presunzione di entrare anche nelle teste degli altri, di sapere a priori quali sono le motivazioni di alcuni comportamenti, persone che orgogliosamente vanno per la propria strada, senza considerare che talvolta un orgoglio ostentato e troppo pieno di sé va ad incrinare legami affettivi che si basano sull'essenza e non sull'apparenza.

Non amo molto tirare in ballo, in un contesto virtuale, persone che non hanno possibilità o voglia di replica, ma questo post è per te...per te che io considero ancora una cara amica, per te con la quale ho cercato chiarimenti, per te che dei miei chiarimenti non ne hai voluto sapere. Avevi le tue idee e sei andata dritta per la tua strada. Ho messo da parte ogni orgoglio quando mi sono sentita ingiustamente attaccata e a nulla sono valse le mie spiegazioni, né le mie motivazioni. Tu hai creduto solo nelle tue idee, senza rendere conto alle mie.

Sono felice di aver condiviso con te un periodo della mia vita, e mi sarebbe piaciuto continuare a farlo, ma se il dubbio che si era insinuato in te, non sono riuscita a dissiparlo in nessun modo, evidentemente non c'era la volontà da parte tua di dissiparlo....

domenica 29 gennaio 2012

Ci sono....

Ci sono nebbie che non si diradano, piogge che non si placano,
notti che non si abbandonano, lacrime che non si asciugano,
ghiacci che non si sciolgono, mani che non si raggiungono,
abbracci che non avvolgono, sguardi che non si sfiorano...
Ci sono urla che non si sentono, parole che non si inseguono,
brusii che non si avvertono, candele che non si accendono,
carezze che non si sfiorano, baci che non si incontrano,
corpi che si ritraggono...
Ci sono favole che non si raccontano, immagini che non si vedono,
giorni che non si attraversano, stelle che non risplendono,
ricordi che rinvigoriscono, tempi che non coincidono,
canzoni che non si scrivono, musiche che non si ascoltano,
ombre che si rincorrono, guerre che non finiscono...
Ci sono cambiamenti che non si avvertono, corpi che si violentano,
anime che svaniscono, presenze che non si appartengono,
universi che non si conoscono, sentimenti che s'imprigionano,
rimpianti che si negano, rimorsi che si nascondono...
Ci sono camere che non si aprono, oscurità che si celano,
profondità che non si sondano, immensità che non si accarezzano,
sogni che non si avverano, luci che non si accendono,
avventure che non si affrontano, speranze che si trascinano,
perché non si rispondono...
Ci sono solitudini che si rannicchiano, incubi che si tormentano,
voci che s'indeboliscono, battiti che si rincorrono,
dolori che non si superano, spazi che si ignorano,
vuoti che non si colmano, mancanze che si subiscono,
perdite che non si cercano, dolcezze che non si assaporano...
Ci sono verità che non si piacciono, bugie che vaneggiano,
vanità che si distruggono, bambini che non nascono,
saluti che si negano, sorrisi che distraggono,
rabbie che non si scaricano, gioie che non si ricevono,
regole che si rispettano, onde che s'infrangono,
venti che non soffiano, paure che germogliano,
fiori che non si colgono...
Ci sono esistenze che si consumano, tormenti che s'insinuano,
affetti che si perdono, amori che s'inabissano,
legami che si spezzano, perdoni che non si concedono,
rancori che si trascinano, ali che non volano,
segreti che non si sussurrano, vetri che si rompono...
Ci sono vite che non si vivono...

venerdì 20 gennaio 2012

Ricominciamo...

Amare qualcuno dal profondo del cuore è comunque una grande consolazione. Anche se si è soli e non si riesce a stare con quella persona....

mercoledì 18 gennaio 2012

Con che cuore...



Oggi mi è venuto in mente questo brano....STrano che a distanza di quasi due anni, sento queste parole ancora cucite sulla mia anima...Ma così è, non lo posso negare, e non voglio, non cerco mai di nascondermi dietro un dito, so che non mi potrebbe celare alla vista degli altri, e so che non potrebbe celare agli occhi la luce che ho negli occhi e nel cuore, o viceversa le spine che lo attraversano e le lacrime che li bagnano...Con che cuore potrei fare questo torto a me stessa...Con che cuore...


Nel chiarore del mattino sono un fiore dentro un muro
Dove sei…
Questa casa mi taglia il cuore, anche il sole non scalda più
Dove sei, dove sei…

Con che forza mi salverò, quale inganno mai mi farò bastare dove andrò
In quale abbraccio mi perderò per pagare poi tutta la mia colpa di amare chi non ho
Non so guarire e non so morire senza te

Con che cuore mi lasci qui questo mondo ormai corre ed io non ho velocità
Dimmi a quale fede mi stringerò se non resta più niente in questa vita e che rimorsi avrò
Non so guarire e non so morire senza te

Si allunga l’ombra delle cose, è tardi ormai
Tu dove sei, tu dove sei, tu dove sei…

Con che cuore mi lasci qui questo mondo ormai corre ed io non ho velocità
A quale fede mi abbraccerò se non resta più niente in questo mondo e che rimorsi avrò
Non so guarire e non so morire senza te…
Senza te...

{A. Venditti}

martedì 10 gennaio 2012

La vita va...

E' davvero molto difficile riuscire a concepire il significato di determinati istanti , di determinate occasioni...Di respiri silenziiosi che trovano la loro essenza nei respiri che le anime vivono. Sarebbe bello poter vivere la vita che nasce da dermininate occasioni, ma è alrettanto bello abbracciare quella che deriva dal suo essere prettamente se stessa, tra un abbraccio, un sospiro, un battito, riscoprire il significato della via...